Venerdì sera, inizio primavera: al bancone del tuo locale preferito è un succedersi di bionde, rosse, brune, ambrate, stout, ognuna con un profumo diverso. Alcune sono più frizzanti, altre più delicate. Immancabili quelle “meditative”. Ci sarà un motivo se si parla di stagione dell’amore… Quando l’aria riprende a scaldarsi, la birra torna protagonista per la freschezza e la capacità apprezzabile di dissetare veramente. Ecco qualche curiosità sulla sua storia, sulle leggende che la riguardano, sui modi di dire e gli utilizzi alternativi.
Stanche di leggere sulle etichette degli shampoo una lunga lista di agenti chimici di cui non conoscete l’origine e, soprattutto, le conseguenze? Bene, le alternative non mancano. Tra queste, i risultati migliori vengono dalla birra. Basta mescolarne una lattina insieme con un uovo e utilizzarlo come uno shampoo normale, massaggiando delicatamente e risciacquando. Una sola accortezza: deve essere utilizzato entro un paio di giorni prima che vada a male, per questo i fanatici di questo metodo lo impiegano come “trattamento speciale” una volta ogni tanto per restituire vigore e lucentezza al cuoio capelluto.
Perché si dice “a tutta birra”? Nei secoli scorsi alla birra venivano riconosciute proprietà energetiche. Alcune cronache dell’epoca raccontano di come i carrettieri fossero soliti offrirne qualche sorsata ai loro cavalli prima che questi affrontassero i tratti più ardui del percorso. E ancora oggi il lievito di birra fa parte della comune alimentazione dei cavalli da corsa.
Una birra e un barman come si deve si vedono anche dalla schiuma, provocata dalle proteine di grandi dimensioni presenti nel malto ricavato, a sua volta, dall’orzo. Quando comincia il procedimento di fermentazione, i batteri ne consumano una parte consistente: da qui derivano gli amminoacidi che sono determinanti nella formazione delle bolle, rese ancora più resistenti per la presenza del luppolo.
Ci sono testimonianze della coltivazione dell’orzo che affondano le loro radici già nell’antichità, ben prima che le viti facessero la loro comparsa ello scenario alimentare. Per questo, la birra, è al centro di numerose leggende. Eccone alcune tra le più curiose: si dice che la forza della dea assira Ishtar fosse dovuta proprio a questa bevanda, una forza irresistibile di fronte alla quale era costretto a soccombere il pur potente io del fuoco. Nondimeno nell’antico Egitto bambini e donne si sottoponevano a rituali caratterizzati da abluzioni a base di birra per chiedere il favore delle divinità. E, diluita con acqua e miele, fungeva da ricostituente naturale durante lo svezzamento. Severissimi i babilonesi: chi annacquava la birra venduta al pubblico veniva punito con l’annegamento nella bevanda stessa. Sempre nel mercato di Babilonia, gli archeologi ritengono che fossero vendute legalmente almeno una ventina di tipologie di birra.
Risale invece al 1516 il leggendario Reinheitsgebot, l'”Editto della purezza” di Guglielmo IV di Baviera che vincolava i birrai a seguire tassativamente l’unica ricetta riconosciuta: acqua, orzo e luppolo. In verità si trattò di un escamotage diretto a limitare l’impiego del frumento che proprio quell’anno aveva avuto un raccolto decisamente al di sotto delle aspettative.
E chi lo dice che le birre vanno bevute anche “a canna”? I puristi sanno che ogni tipologia, così come accade per il vino, viene esaltata da un particolare modello di bicchiere. La lista è lunga e si va dall’altglas per le ambrate al balloon per quelle da meditazione; dal boccale britannico che evidenza lo scarso perlage al boccale tedesco che, viceversa, intende valorizzarlo; dal calice a chiudere che alza la schiuma senza farla traboccareal calice a tulipano che favorisce le sensazioni olfattive; e ancora, la cononna conica e biconica, il flute per le birre secche, il kolschglas per quelle artigianali, la pinta, lo stivale delle confraternite tedesche o il weizenbecker per chi ama la schiuma abbondante.
La sorpresa deve essere stata grande anche per quel gruppo di scienziati che, ancora inconsapevolmente, si sono visti “stappare” davanti agli occhi una birra di circa 200 anni fa scovata a bordo di un relitto rintracciato a 50 metri sotto il livello del mare nel 2010 al largo delle coste finlandesi. I sommelier chiamati ad assaggiarla per testarne le caratteristiche hanno unanimemente espresso pareri più che positivi sullo stato di conservazione pur distinguendo qualche nota bruciata e un retrogusto acido. I ricercatori si sono subito messi al lavoro per risalire all’antica ricetta.
Un bagno di birra? Non esageriamo, ma aggiungere una piacevole lattina di scura pare avere lo stesso effetto dei più celebri sali minerali. La birra infatti avrebbe positivi sulla pelle donandole soprattutto tonicità.
Siete a corto di cera, la casa è un disastro, stanno arrivando ospiti inattesi e per fortuna avete il frigo ben fornito? Niente panico. Passate un panno inumidito con della birra e poi ripassate con uno strofinaccio asciutto. Vedrete come splenderanno i vostri mobili.
Tra i segreti di molti grandi chef la birra ha un ruolo di primo piano: senza svelare le fonti, possiamo però dirti che sono in molti a utilizzare questa bevanda, a dispetto del vino, per marinare carni e soprattutto, udite udite, pesce da aggiungere anche durante la cottura in forno.
Sono diverse le sostanze della birra, tra cui il lievito, che possono essere riutilizzate proficuamente: per esempio come “concime” naturale per le piante.