Il colore rosso granato intenso, tendente al rubino con riflessi aranciati, il sapore persistente, robusto e avvolgente con note di mora e ciliegia, che si armonizzano con la vaniglia, il tabacco e il caffè nei vini più maturi e un profumo per cui tre nasi sono quel che ci vuole, questo è uno dei vanti enologici d’Italia, questo è il Barolo.
Si tratta di un vino rosso è originario del Piemonte a Denominazione di Origine Controllata e Garantita che dal 1933 ne regolamenta le zone di produzione corrispondenti grossomodo ai territori delle Langhe, terreni argillosi e collinari dove da sempre vengono coltivate le uve da cui si ottiene questo nettare.
L’unico vitigno da cui è consentito produrlo è il Nebbiolo, una varietà di cui si ha notizia già a partire dal 1300, le cui uve tardive dal colore blu violaceo producono grandi vini pregiati dai sentori di alloro o liquirizia, prugna, sottobosco e talvolta cacao.
Fu Camillo Benso di Cavour a fare conoscere questo rosso a livello internazionale usandolo a fini diplomatici, inoltre il politico piemontese ebbe il merito di consultare il celebre enologo francese Louis Oudart per migliorare le tecniche di coltivazione e vinificazione usate fino a quel momento.
Definito da Cavour vino da re e re dei vini il Barolo è uno dei pochi vini ad avere un bicchiere dedicato, il bicchiere Piemonte, particolarmente panciuto e dallo stelo lungo che permette di apprezzarne appieno il colore e i profumi.
Per il suo sapore corposo e intenso è un buon vino da meditazione, ma si abbina anche perfettamente a molti piatti, soprattutto a base di carne rossa o selvaggina, arrosti e brasati anche caratterizzati da una certa complessità che il bouquet del Barolo regge molto bene grazie alla sua ricchezza.
Risulta essere ottimo anche con formaggi a pasta dura e morbida e stagionati, ma non piccanti, di cui esalta le note terrose, perciò è perfetto pure con cibi aromatizzati al tartufo e un buon accompagnamento della pasticceria secca soprattutto a base di vaniglia o nocciole.